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La fauna

L’abbandono delle coltivazioni tradizionali e lo sviluppo urbanistico del territorio ha comportato, almeno in parte, una “semplificazione” ambientale. Questo può avere alterato la composizione quantitativa e qualitativa delle biocenosi, favorendo gli animali opportunisti ed adattabili, rispetto a quelli più esigenti. Ma negli ultimi anni, a seguito proprio dell’abbandono da parte dell’uomo di numerosi campi coltivati in forma estensiva ed intensiva, ed il conseguente aumento della vegetazione spontanea, le condizioni ambientali del territorio si è evoluto verso condizioni di seminaturalità, tornando ad ospitare specie e biocenosi animali di notevole interesse, favorendo  il ritorno di numerose specie che hanno trovato negli anfratti delle Balze, un buon nascondiglio e un discreto serbatoio di risorse trofiche.

Tra gli Anfibi possiamo riscontrare alcune specie interessanti quali la rana verde (Rana lessonae, R. kl. esculenta), la rana appenninica (R. italica), il rospo comune (Bufo bufo), il tritone comune (Triturus vulagris), il tritone crestato italiano (Triturus carnifex), la salamandra pezzata (Salamandra salamandra).

Tra i Rettili che caratterizzano questo ambiente ricordiamo: l’orbettino (Anguis fragilis), il ramarro (Lacerta bilineata), la lucertola muraiola (Podarcis muralis), la lucertola campestre (Podarcis sicula), la luscengola (Chalchides chalchides), il biacco (Hierophis viridiflavus), il saettone o colubro di Esculapio (Zamenis longissimus vedi Fig. 82), la vipera comune (Vipera aspis).

Le specie di Mammmiferi, abituali frequentatrici di questi habitat, sono: il riccio (Erinaceus europaeus) amante dei boschi di latifoglie, ma anche degli incolti, il toporagno comune (Sorex samniticus) localizzato nelle zone di maggior copertura arborea, la talpa (Talpa europaea) il cui cibo preferito sono i lombrichi, la lepre (Lepus europaea) continuamente alla ricerca di erbe e cereali negli incolti e negli appezzamenti agricoli. Negli spazi prativi che si aprono tra la vegetazione boscata possiamo ammirare talvolta l’incedere elegante del capriolo (Capreolus capreolus) oppure i balzi frettolosi dello scoiattolo (Sciurus vulgaris) che scappa da un albero all’altro. Tra i roditori del bosco si mette in risalto il ghiro (Glis glis) che si nutre quasi esclusivamente di vegetali (frutti, semi, germogli), il moscardino (Muscardinus avellanarius) messo in difficoltà dalla frammentazione del bosco operata dall’uomo e l’istrice (Hystrix cristata) che ama invadere gli orti per nutrirsi di radici e tuberi.

I carnivori sono ben rappresentati da mustelidi quali la donnola (Mustela nivalis), di natura assai elusiva, che preda piccoli mammiferi, ma anche animali domestici e uccelli, e la faina (Martes foina vedi Fig. 83) frequentatrice dei boschi di latifoglie, ma anche degli ambienti antropizzati; questa specie ama cibarsi di frutti selvatici, invertebrati e piccoli mammiferi. Altro carnivoro è il tasso (Meles meles) molto plastico dal punto vista ecologico, spesso lascia segni inconfondibili rappresentati da vere e proprie latrine nelle quali ama depositare le feci; nel bosco scava un complesso intricato di gallerie sotterranee che costituiscono la sua abitazione. La volpe (Vulpes vulpes) è forse il carnivoro più adattabile tra quelli citati e riesce ad approvvigionarsi da una grande quantità di fonti alimentari: dagli immondezzai ai pulcini, dalle discariche alla frutta, dalle uova di Uccelli agli Invertebrati. Un onnivoro, molto rappresentato in quest’area per la sua ampia diffusione, è il cinghiale (Sus scrofa) che si nutre di tuberi, radici, lombrichi, piccoli vertebrati.

 

Gli Uccelli rappresentano un contingente assai numeroso di specie. Tra quelle più diffuse possiamo elencare: la poiana (Buteo buteo) che ama vivere nelle fasce marginali tra aree aperte e boschi, la civetta (Athene noctua), adattata a vivere nei parchi cittadini, si spinge sovente nelle aree agricole, l’allocco (Strix aluco), il rondone (Apus apus), che può abitare ancora i vecchi rondinai (antiche case con i fori per la nidificazione della specie), la ballerina bianca (Motacilla alba), amante delle rive dei corsi d’acqua, lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), che si confonde spesso nelle macchie, lo storno (Sturnus vulgaris) che forma i caratteristici dormitori su alberi di grandi dimensioni, il pigliamosche (Muscicapa striata), la passera d’Italia (Passer italiae), il fagiano (Phasianus colchicus), l’usignolo (Luscinia megarhynchos), il merlo (Turdus merula). Tra le specie che si stabiliscono lungo i corsi d’acqua o vicino agli stagni: la garzetta (Egretta garzetta), la nitticora (Nycticorax nycticorax), l’airone cenerino (Ardea cinerea), il martin pescatore (Alcedo atthis). Nel bosco il colombaccio (Columba palumbus), che predilige questi ambienti rocciosi, il torcicollo (Jynx torquilla) e altre specie della famiglia dei Picidi (picchi), il pettirosso (Erithacus rubecula), il codibugnolo (Aegithalos caudatus), le cince, il rampichino (Certhia brachydactyla), la ghiandaia (Garrulus glandarius). Negli arbusteti possiamo ascoltare o osservare: l’occhiocotto (Sylvia melanocephala), la sterpazzolina (Sylvia cantillans), la capinera (Sylvia atracapilla), il gruccione (Merops apiaster), che ama cacciare coleotteri, sgusciandoli dalle elitre per mangiarne il tenero contenuto.

 

In ambienti più antropizzati può capitare di osservare: la rondine (Hirundo rustica), il balestruccio (Delichon urbica), la passera scopaiola (Prunella modularis), il codirosso spazzacamino (Phoenicurus ochruros), il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), il rigogolo (Oriolus oriolus), l’averla piccola (Lanius collurio), la taccola (Corvus monedula), il barbagianni (Tyto alba).

 

 

 

 


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